oggetto - puzzle online
Il concetto di oggetto viene introdotto nella filosofia dai filosofi della scolastica (Tommaso d'Aquino, Duns Scoto, Guglielmo di Ockham) per designare il contenuto di un atto intellettuale o percettivo, considerato come entità distinta e logicamente contrapposta al soggetto.
Etimologia
L'etimologia rivela che il significato attuale di oggetto, come realtà materiale distinta e diversa dal soggetto, entità razionale, è il risultato di un capovolgimento rispetto al primitivo significato per cui l'oggetto era il contenuto di un atto razionale e il soggetto l'essenza della realtà.
I latini infatti tradussero con "ob-iectum", letteralmente "gettato davanti", "posto di fronte " ciò che Aristotele indicava come ἀντικείμενον ("anti-kèimenon"), cioè l'opposto di ὐποκείμενον ("ipo-kèimenon"), termine questo che voleva indicare "ciò che è posto sotto" il sostrato, la sostanza, l'essenza del reale.
Quest'ultimo termine, upokèimenon, fu tradotto in latino con la parola sub-iectum, da cui l'italiano "soggetto".
Storia del concetto
Aristotele
L'antikeimènon sta ad indicare per Aristotele sì gli "oggetti", ma intesi non come realtà materiali, ma esattamente l'opposto dell'upokèimenon, il sostrato reale: come i contenuti del pensiero, i concetti contenuti nella razionalità.
Al contrario faceva riferimento alla realtà oggettiva, materiale, l'upokèimenon, il sostrato materiale che acquistò nella traduzione latina di subiectum il significato opposto: il soggetto, la razionalità, la spiritualità, l'entità contrapposta alla oggettività materiale.
La scolastica
Con il valore di un contenuto (antikèimenon) di un atto razionale il termine oggetto viene usato dagli scolastici medioevali Tommaso d'Aquino, Duns Scoto, Guglielmo di Ockham, i quali specificatamente intendono l'oggetto come ciò che viene preso in considerazione da un'attività intellettuale o sensoriale, una realtà esterna che entra nell'ambito intellettuale e percettivo. Così ad esempio Guglielmo di Ockham parlando degli universali dirà che essi sono esseri "oggettivi" volendo intendere che non hanno una realtà materiale ma rientrano nell'attività dell' anima. Ciò che esiste realmente invece sono gli "esseri soggettivi" (upokèimenon) come soggetti a cui attribuire vari e molteplici predicati.
Da Cartesio a Kant
Il significato che noi oggi comunemente diamo al termine oggetto come realtà esterna al soggetto è relativamente recente nella storia del pensiero: esso risale al XVII secolo quando con Cartesio la parola oggetto viene intesa come realtà esterna su cui si confronta l'attività del soggetto pensante.