Secondo l'approccio janetiano, che ha influenzato ampiamente la teorizzazione in quest'ambito, il trauma psicologico è un evento che, per le sue caratteristiche, risulta "non integrabile" nel sistema psichico pregresso della persona, minacciando di frammentare la coesione mentale. Talvolta l'esperienza traumatica rimane dissociata dal resto dell'esperienza psichica, causando una sintomatologia psicopatologica chiamata "dissociazione".
L'evento traumatico può essere di qualsiasi tipo; esso solitamente implica l'esperienza di un senso di impotenza e vulnerabilità a fronte di una minaccia, soggettiva o oggettiva, che può riguardare l'integrità e condizione fisica della persona, il contatto con la morte oppure elementi della realtà da cui dipende il suo senso di sicurezza psicologica.
Per la "Scuola di Val-de-Grace" (la più importante scuola psicotraumatologica francese) il trauma è legato a un contatto del soggetto con la realtà della morte (réel de la mort), quando ciò avviene in modo brusco, non mediato e non elaborabile. Nell'accezione più ampia di tale approccio, il trauma psicologico corrisponde alla "assenza di significato e di significabilità dell'evento" (ovvero, il trauma corrisponde all'impossibilità di dare un senso ed un significato, coerente e psicologicamente viabile, ad un episodio che si situa "fuori" dall'esperienza di vita normale dell'individuo).
Traumi tipici sono l'abuso, la violenza sessuale, la violenza domestica, il lutto, il bullismo, la malattia, la violenza verbale, fisica o la sua minaccia, gli incidenti, altre violazioni (come furti o raggiri) o perdite di sicurezze personali. Anche l'assistere a questi fatti può costituire un evento traumatico (si parla in questo caso di "vittime secondarie", o anche di vittime "terziarie" nel caso dei soccorritori che assistono le vittime primarie).