Politeia - puzzle online

Politeia (πολιτεία) è un termine proveniente dal greco antico che generalmente viene tradotto in italiano con «costituzione», ma che ha in realtà un significato ben più ampio e complesso.

Per i greci, esso indica al tempo stesso il regime politico, il corpo civico e il diritto di cittadinanza, nozioni strettamente interconnesse: cittadino (polítēs) è colui che partecipa della politéia (come osserva Aristotele nella Politica ), "il cittadino in senso assoluto non è definito da altro che dalla partecipazione alle funzioni di governo e alle cariche pubbliche"; il tipo di ordinamento politico si definisce in rapporto al numero e alla qualità di coloro che sono cittadini di pieno diritto; il nome dello stato coincide con quello dei cittadini (hoì Athēnaîoi indica lo stato ateniese).

Con il passare degli anni la politeia assunse, all' interno della polis, una sempre maggiore importanza: nel IV secolo a.C. Isocrate la definì come " anima della città " (psychè poleos) che ha nei confronti dei cittadini "la stessa forza che ha l'intelletto sul corpo. Governa su tutto, preserva i beni, evita gli insuccessi: da essa dipende tutto ciò che accade nella città " (Panatenaico, 138).

La sovrapponibilità di queste tre nozioni perdura in epoca arcaica e classica anche in situazioni molto diverse; mentre nelle democrazie il corpo politico è esteso e non vi sono limitazioni all' esercizio dei diritti politici più elementari, nelle oligarchie il corpo civico è limitato, in genere in base a criteri censitari; l'originario principio aristocratico fa invece riferimento alla nascita o all'attività esercitata: a quest'ultimo sistema di valori può essere riferita la distinzione di Aristotele tra i cittadini «completi» e coloro che, essendo pur sempre cittadini, non possiedono la politikē aretē, ossia i lavoratori manuali, come gli artigiani o operai, bánausoi, e i teti.

Il diritto di cittadinanza si acquisisce, per nascita, al raggiungimento della maggiore età ; ad Atene, dal 451 a.C., in base a una legge di Pericle, viene considerato cittadino ateniese (iscritto nella fratria a 3 anni e nel registro del demo a 18) soltanto chi abbia entrambi i genitori ateniesi; se uno dei genitori non è ateniese, il figlio viene annoverato tra i meteci. La cittadinanza può essere acquisita anche per naturalizzazione (gli ateniesi l'accordavano piuttosto a gruppi che alle singole persone, come nel caso dei plateesi rifugiatisi ad Atene nel 427 a.C.); altri fattori che concorrono a definire la cittadinanza sono il sesso e la condizione di liberi: le donne e gli schiavi sono esclusi da tale diritto.

A Sparta il diritto di cittadinanza spettava ai soli spartiati, anche se esistevano categorie, come i neodamodi e gli hypomeíones, che si avvicinavano alla posizione giuridica dei cittadini. Le nozioni di cittadinanza, corpo civico e ordinamento politico giungono a confondersi nella riflessione dei teorici del sec. IV a.C., quando, in concomitanza con il declino della pólis e la crisi del rapporto tra « pubblico » e «privato», la politéia diviene oggetto di analisi e riflessione teorica mentre si diffonde la sfiducia nella partecipazione diretta alla vita della comunità politica.

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