h è per - puzzle online
H (chiamata acca in italiano) è l'ottava lettera dell'alfabeto latino e di quello italiano. Il simbolo maiuscolo può anche rappresentare la lettera eta dell'alfabeto greco o la en dell'alfabeto cirillico. Il simbolo minuscolo, invece, è la consonante fricativa glottidale sorda (o fricativa glottale sorda) nell'alfabeto fonetico internazionale; sempre in fonetica, poi, h rappresenta una laringale del proto-indoeuropeo.
Storia
La lettera deriva dalla heth fenicia, che indicava un'aspirazione, forse [ħ]: la sua forma rappresentava probabilmente un recinto chiuso.
Mentre alcuni dialetti greci ne ricavarono la lettera Heta, l'alfabeto greco ionico ne utilizzò solo la forma maiuscola per il suono [ɛː] della eta (η), ma nell'alfabeto latino è stata usata con il suo valore fonetico originario [h]. L'acca ha nella lingua italiana una lunga e movimentata storia. Alla fine del Quattrocento e soprattutto a partire dal Cinquecento, alcuni scrittori (per esempio, l'umanista Aldo Manuzio) pensarono di abolirla completamente, anche dalle forme del verbo «avere». Sono famose le parole di Ludovico Ariosto: «Chi leva la H all'huomo non si conosce huomo, e chi la leva all'honore, non è degno di honore».
L'edizione del 1691 del Vocabolario degli Accademici della Crusca stabilisce in modo pressoché definitivo che la lettera acca va mantenuta solo nelle quattro forme del verbo «avere» per distinguerle dalle omofone. Dato che tale regola costituisce un'eccezione nel sistema grafico italiano, da più parti fu avanzata la proposta di eliminare la lettera h e affrontare il problema della distinzione delle forme con altre indicazioni, ad esempio ponendo l'accento sulle quattro voci verbali («ò», «ài», «à», «ànno» invece di «ho», «hai», «ha», «hanno»), analogamente a quanto avviene in altri casi simili.