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Alcolismo

L'alcolismo o etilismo è una sindrome patologica costituita dalla dipendenza al consumo di alcol. In clinica ci si riferisce all'alcolismo anche mediante l'utilizzo del termine latino potus («potare, bere») per indicare la compulsione a bere alcolici.

È caratterizzato da un consumo compulsivo di alcol, a scapito delle relazioni sociali del bevitore, della sua posizione sociale e della sua salute. Come per le dipendenze da droghe, l'alcolismo è considerato una malattia curabile. Il termine alcolismo è ampiamente usato ed è stato coniato nel 1849 da Magnus Huss, ma in medicina il termine è stato sostituito dal concetto di "abuso di alcol" e "dipendenza da alcol" come specificato nel DSM III del 1980. Allo stesso modo, nel 1979, un comitato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha consigliato l'abbandono dell'uso del termine "alcolismo" come entità diagnostica, preferendo la categoria di "sindrome da dipendenza da alcol".L'OMS ha definito la dipendenza patologica come una "condizione psichica e fisica derivante dall'interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni, che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza". Nello specifico gli studi del 2014 di Cuzen e Stein definiscono il passaggio da uno stato di abuso a uno di dipendenza usando nozioni quali "impulsività" e "compulsività". Questi autori infatti pongono tale stato di dipendenza proprio al limite di queste due condizioni psicologiche. La fase iniziale del disturbo derivante dalla dipendenza da alcol si caratterizza per una tendenza all'impulsività che si traduce in una predisposizione ad avere reazioni rapide, un basso livello di inibizione e assenza di riflessione sulle decisioni adottate. Lo stato di compulsività, invece, si verifica dopo un periodo prolungato di assimilazione di sostanze alcoliche e si caratterizza per "comportamenti persistenti privi di obiettivi e inappropriati alle situazioni" che hanno come sola finalità l'evasione dalla realtà. La condotta legata all'assunzione, infatti, in tale fase è connessa a determinati stimoli e non alla mera ricerca del piacere, come nella condizione di impulsività. Dalla prospettiva neurobiologica si può descrivere il passaggio dall'abuso alla dipendenza come "il cambiamento nel controllo delle risposte, che passa dalla corteccia prefrontale a quella striale".

I meccanismi biologici alla base dell'alcolismo sono incerti, tuttavia, fattori di rischio includono l'ambiente sociale, lo stress, la salute mentale, la predisposizione genetica, l'età, l'etnia e il sesso. L'abuso a lungo termine di alcol produce cambiamenti fisiologici nel cervello, come la tolleranza e la dipendenza fisica. Tali cambiamenti, relativi alla chimica del cervello, portano l'alcolista all'incapacità compulsiva di smettere di bere. I danni dall'abuso di alcol colpiscono quasi ogni organo del corpo, compreso il cervello, causando una serie di disturbi fisici e psichici.L'alcolismo è la presenza costante della tolleranza, dell'astinenza e dell'uso eccessivo di alcol. L'incapacità del bevitore di controllarne l'assunzione, nonostante la consapevolezza del danno alla propria salute, indica che la persona potrebbe essere un alcolizzato. La diagnosi è realizzabile grazie a dei questionari e la disintossicazione avviene per mezzo di terapie di gruppo e con l'utilizzo di farmaci come le benzodiazepine, utilizzate per la cura dei sintomi dell'astinenza. Spesso gli alcolisti risultano dipendenti anche da altre sostanze, per la maggior parte da benzodiazepine; ciò può richiedere ulteriori cure mediche. Rispetto agli uomini, le donne sono più sensibili all'alcol e più inclini a subire i deleteri effetti fisici, cerebrali e psicologici. Le stime dell'OMS parlano di 140 milioni di alcolisti in tutto il mondo.

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